Rischio restituzione per il bonus 200 euro

Il bonus 200 euro dovrà essere restituito da chi lo ha percepito indebitamente. Attenzione specialmente a pensioni e trattamenti assistenziali: ecco quando conviene rinunciare.

Il bonus 200 euro per alcuni degli aventi diritto viene erogato solamente in via provvisoria: questo significa che in un secondo momento l’Inps può effettuare le dovute verifiche e procedere al recupero dell’indebito per coloro che non ne soddisfano i requisiti.
Della possibilità di dover restituire il bonus 200 euro pagato dall’Inps, o anticipato dal datore di lavoro, ne parla lo stesso decreto n. 50 del 17 maggio 2022 con il quale il contributo è stato introdotto; a darne conferma, come pure a spiegare le modalità con cui i 200 euro verranno recuperati, è l’Inps con due recenti circolari.

Dunque, oltre alla beffa di un importo non elevato, sicuramente insufficiente per compensare l’aumento dei prezzi, si rischia persino di doverlo restituire in un secondo momento.

A tal proposito, ci sono regole differenti per i lavoratori dipendenti e per le altre categorie, indicate nell’articolo 32 del suddetto decreto, per quanto riguarda il recupero dell’indennità una tantum non dovuta; vediamole nel dettaglio.

Recupero bonus 200 euro indebito pagato dall’Inps
Eccetto il caso dei lavoratori dipendenti, il bonus 200 euro viene sempre pagato dall’Inps. Nel dettaglio, vale per le categorie indicate nell’articolo 32 del suddetto decreto, come ad esempio per i pensionati e per i titolari di trattamenti assistenziali.
A questi il bonus 200 euro viene pagato in automatico già con il cedolino di luglio, a patto che nel 2021 abbiano maturato un reddito non superiore a 35 mila euro (al netto dei contributi previdenziali e assistenziali).

A tal proposito, il comma 5 dell’articolo 32 stabilisce che: L’Ente erogatore procede alla verifica della situazione reddituale e, in caso di somme corrisposte in eccedenza, provvede alla notifica dell’indebito entro l’anno successivo a quello di acquisizione delle informazioni reddituali.

Ciò significa che l’erogazione dei 200 euro da parte dell’Inps avviene solamente in via provvisoria. Il fatto di ricevere i soldi, quindi, non significa che se ne ha sicuramente diritto: il consolidamento del diritto, infatti, avviene solamente all’esito dell’acquisizione delle informazioni reddituali e delle conseguenti attività di elaborazione finalizzate alle relative verifiche.

In quali casi, quindi, si rischia di dover restituire il bonus 200 euro pagato sulla pensione o sui trattamenti assistenziali? Come spiegato dall’Inps nella circolare 73/2022, l’eventuale erogazione di somme in eccedenza “può riguardare non soltanto il caso in cui, dopo la prevista verifica, il soggetto risulti avere percepito nel 2021 un reddito superiore a 35.000 euro, ma anche l’ipotesi in cui il trattamento pensionistico che ha dato titolo al riconoscimento dell’indennità una tantum sia revocato o, comunque, tutte le circostanze in cui si accerti successivamente la non sussistenza del diritto a prescindere dal requisito reddituale”.

Ne risulta che, una volta verificato il mancato soddisfacimento dei requisiti per avere diritto al bonus 200 euro, l’Inps procede al recupero diretto dell’indebito, secondo criteri e modalità descritti dalla circolare n. 47/2018.

Rinuncia del bonus 200 euro pagato sulla pensione

Proprio per questo motivo, nell’apposita area riservata del sito INPS cui si accede tramite SPID, è disponibile una funzione dove i titolari di trattamento previdenziale e assistenziale consapevoli che i redditi dell’anno 2021 risulteranno superiori a 35 mila euro possono rinunciare alla prestazione, così da non rischiare che i soldi pagati vengano sottratti in un secondo momento.

Restituzione del bonus 200 euro pagato dal datore di lavoro
Le verifiche dell’Inps riguarderanno anche il bonus anticipato dal datore di lavoro in busta paga. Potrebbe succedere, ad esempio, che in fase di valutazione ci si renda conto che il dipendente abbia percepito il bonus 200 euro da più datori di lavoro (nel caso di chi ha un doppio contratto): in tal caso – qualora dovesse risultare che più datori di lavoro abbiano compensato su UniEmens la predetta indennità di 200 euro – l’Inps comunicherà a ciascun datore di lavoro la quota parte dell’indebita compensazione effettuata, così che questo possa rifarsi direttamente sul dipendente recuperando i soldi dalla busta paga.

In tal caso il recupero del bonus 200 euro pagato da più datori di lavoro viene effettuato in parti uguali. Pensiamo ad esempio a Tizio, che – in virtù di due contratti di lavoro part time – riceve 200 euro dall’azienda Alpha e altri 200 euro dall’azienda Beta.

In un secondo momento gli verrà chiesto di restituire i 200 euro indebitamente percepiti, di cui 100 euro verranno recuperati dall’azienda Alpha e gli altri 100 dall’azienda Beta.

Per questo motivo viene chiesto ai lavoratori dipendenti di consegnare un’autocertificazione al datore di lavoro da cui si vogliono ricevere i 200 euro in busta paga, proprio per evitare che si verifichino situazioni come questa. 

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